Che cosa significa oggi cercare di difendere l’essere umano come "Homo politicus" e allo stesso tempo "Homo poeticus"?


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Frontiere erranti
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Frontiere erranti
Massimo Rizzante torna, dopo alcuni anni di silenzio, pubblicando la sua quinta raccolta di saggi letterari dedicati a molti scrittori, pensatori e artisti italiani e stranieri (fra gli altri, Pasolini, Arrabal, Rushdie, Bolaño, il suo maestro Kundera, Gombrowicz, I. B. Singer, Sakamoto, Hsiao Chin, Fellini…). Il titolo del suo libro ci ricorda che le frontiere dell’uomo e dell’arte sono erranti. Non esiste un’arte nazionale, così come ogni individuo non appartiene solo al suo luogo di nascita. Se le frontiere dell’arte sono erranti, ciò non significa che in arte non ci siano gerarchie. Shakespeare, i Coldplay, la filmografia di Mel Brooks, l’ultima serie Netflix possono tranquillamente coesistere. Immorale è porli sullo stesso piano, in nome di quella che a partire dagli anni Novanta del secolo scorso si è affermata come una specie di religione che ha abbattuto ogni frontiera tra alto e basso, ovvero tra ciò che ha valore e ciò che non ce l’ha. Il Male, per l’autore, è precisamente fomentare questa religione. Nelle pagine del suo libro, inoltre, si esplora, con malinconica ironia, un altro Male della nostra epoca: il desiderio dell’uomo di liberarsi dal proprio passato. Nessun rinascimento culturale o rigenerazione umana sono possibili senza una messa a fuoco del passato. Oggi si pensa che sia sufficiente archiviarlo. La cosa può entusiasmare molti, soprattutto coloro che in segreto desiderano la fine dell’uomo, ma non certo colui per cui l’arte resta la custode della forma umana. Questa raccolta di saggi, infine, vorrebbe essere letta come un autoritratto. In fondo, la critica è una forma di autobiografia. Massimo Rizzante non può immaginare di scrivere su un autore che, in un modo o in un altro, non abbia incrociato il suo cammino. La sua forza critica e la sua originalità, perciò, sono sempre proporzionali all’intensità del trauma estetico che i suoi incontri, reali o immaginari, gli hanno provocato nel corpo e nella mente.
yuichi inoue, kan, inchiostro su carta (1951)


agenda 026
















In libreria


La fabbrica dell'uomo occidentale seguito da L'uomo come assassino
di Pierre Legendre
2025, Mimesis

A cura e con un saggio di Massimo Rizzante



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Paz. Poesie e prose scelte
2025, Mondadori

A cura di Federica Rocco e Rocio Luque. Introduzione e cronologia di Massimo Rizzante



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Atelier du roman

L’idea di un seminario dove tutti possono diventare allo stesso tempo docenti e discenti e dialogare liberamente, senza nessuna pompa accademica, è alla base della mia esperienza a Parigi durante gli anni Novanta del secolo scorso, allorché mi imbattei senza alcun merito e molta fortuna in Milan Kundera. Kundera dal 1980, quando da Rennes giunge a Parigi, si insedia all’École des Hautes Études en Sciences Sociales e lì comincia a formare un gruppo di persone provenienti da molti paesi. Beh, formare forse non è la parola esatta. Diciamo che si attornia di persone che gli vanno a genio con cui leggere e discutere quel che lui ha chiamato «il romanzo europeo dei Tempi Moderni». Il seminario di Kundera si conclude nel 1997, mantenendo sempre le stesse caratteristiche: una brigata cosmopolita di lettori che fanno molte domande – che imparano a domandare –, molto umorismo, proverbiale discrezione, consapevolezza, sempre più acuta, che il romanzo moderno è un’arte con una sua storia e che questa storia sarà possibile finché ci sarà qualche lettore che imparerà a farsi domande su che cosa esplora l’arte del romanzo.



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Seminario internazionale sul romanzo (SIR) 2025

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