Che cosa fa Montaigne? Legge gli antichi e le loro esperienze confondendole con le proprie. Gli Essais sono il risultato assolutamente provvisorio – da qui la loro forma frammentaria, priva di un vero ordine e di un sistema di classificazione, lontana da ogni enciclopedismo – della rilettura del mondo antico alla luce del suo presente e della sua situazione storica individuale. Come tutti gli umanisti Montaigne ama il passato. Pensa che il passato di Properzio e di Orazio e di tutti gli altri poeti antichi sia da imitare, ma, a differenza di tutti gli altri umanisti (a parte Rabelais) il suo scopo è molto più modesto. La sua domanda è: tutti questi grandi uomini del passato che cosa hanno a che fare con me? Che cosa hanno da dirmi? E ancora: che aspetti della vita hanno rivelato che io non ho ancora scoperto? Sono le stesse domande che si pone il lettore del romanzo convocato da Rabelais all'inizio della sua opera, il quale, rinunciando alle altre occupazioni, si lascia prendere interamente dal racconto. Montaigne, in altre parole, legge le opere degli antichi come fossero dei récits.
IN QUESTA PAGINA
M. Rizzante, L'albero del romanzo
M. Rizzante, Il geografo e il viaggiatore
M. Rizzante, Un dialogo infinito
M. Rizzante, Non siamo gli ultimi