Juan Villoro

El taller del diálogo

di Juan Villoro

Prefazione a Diálogos de la forma perdida di Massimo Rizzante
Dotado de una vocación inquebrantable, Massimo Rizzante tiene muchos modos de ejercerla. Es poeta, ensayista, traductor, profesor de literatura comparada en la Universidad de Trento; con Milan Kundera, a quien ha vertido al italiano, edita la revista L’Atelier du Roman (El taller de la novela). Su forma de abordar la textualidad desde muchos ángulos recuerda las lecciones que Günter Grass recibió de la escultura. El autor de El tambor de hojalata hacía grabados y dibujaba para distraerse de las fatigas de escribir de pie, apoyado en un púlpito. El punzón y el lápiz le permitían precisar rasgos de sus protagonistas (sobre todo cuando se trataba de animales como el rodaballo, la ratesa o los sapos que croaban malos presagios). Pero fue en la escultura donde encontró una forma peculiar de entender la novela. Trabajar con relieves exige estudiar un objeto desde distintas perspectivas. Las novelas de Grass siguen una lógica escultórica; cada capítulo representa un modo diferente de acosar la misma realidad...


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Milan Kundera

L'arte del saggio

di Milan Kundera

Prefazione a L'albero di Massimo Rizzante
Leggendo il manoscritto de L'albero, penso a quell'arte grande e sempre più trascurata, abbandonata, che è l'arte del saggio. Oggi un saggio letterario, e soprattutto un saggio letterario sulla letteratura, sembra situarsi fuori da ogni serio contesto, non appartenere a nessun luogo, farsi carico di un'impresa dilettantesca. Chi si vota all'arte del saggio rinuncia volontariamente alla dignità scientifica, declina ogni diritto di essere menzionato nelle «bibliografie» pubblicate nelle ultime pagine degli studi universitari, si priva di un'influente società di lettori formata da ricercatori, professori, studenti...


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Lakis Proguidis

Una critica per esseri viventi

di Lakis Proguidis

Presentazione a Non siamo gli ultimi di Massimo Rizzante
Il lettore di oggi, che ama la letteratura e apprezza le opere di valore, diffida della critica letteraria. Ne ha tutte le ragioni. Da una parte ha a che fare con le pagine letterarie dei giornali di cui si stanca facilmente a causa della loro critica rispettosa delle scelte del mercato editoriale, dall’altra ha di fronte a sé l’esegesi universitaria, un luogo scoraggiante con i suoi dibattiti tra specialisti, i quali pensano che l’arte sia qualcosa di troppo serio e noioso per poter interessare un semplice lettore. Di là, dunque, l’effimero, ciò che si può consumare, che si può gettare, il rumore di fondo del mondo, lo scandalo incessante delle mode; di qua, il campus, il gergo degli iniziati, i convegni, i libri colmi di citazioni (bisogna dare una mano ai colleghi) e inondati di note (bisogna mostrarsi più colti dei colleghi). Tra i due, tra i giornalisti e i supposti esperti, il nulla. Al punto che viene da domandarsi: a che serve la critica?...


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Juan Goytisolo

Un lector del tercer milenio

di Juan Goytisolo

Presentazione all'edizione spagnola di Non siamo gli ultimi di Massimo Rizzante
El recorrido a vuelo de pájaro del vasto y nunca totalmente explorado territorio de Cervantistán por el escritor y ensayista Massimo Rizzante presenta de modo original, voluntariamente disperso, los desafíos a los que se enfrenta el creador en una época en la que, como dice Rizzante al contemplar la estatua de Fernando Pessoa erigida en la capital portuguesa - ¡ escultura incluída en el circuito de los Sightseeing Tours de la villa! -, "La exégesis transforma a toda obra en monumento y todo monumento en un parque infantil". Aunque el balance de los últimas décadas - sustitución del valor de la escritura por el icono del autor; evaluación de aquella en función de su adaptabilidad a la imagen y el sonido; creciente dificultad para salir a la luz y ser leídos de los jóvenes creadores insumisos a las leyes del mercado editorial - induzca al pesimismo, el autor evoca oportunamente su encuentro con el crítico Keith Bostford que, junto a Saul Bellow, creó una revista, «News from the Republic of Letters», reacia a toda publicidad y cuya tirada no excedía de los mil ejemplares. "El arte vive hoy en las catacumbas – le dijo Bostford – y es precisamente en las catacumbas dónde la fe mantiene con más fuerza la esperanza de volver a la luz"....


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Petr Král

La distanza salutare

di Petr Král

Postfazione a Nessuno di Massimo Rizzante
Si direbbe che per parlare Massimo Rizzante abbia avuto bisogno di allontanarsi, di prendere un battello per un'isola allo scopo di comprendere meglio, grazie alla distanza, ciò che aveva da dire – a partire dalla sua stessa esperienza del mondo.

E se l'esperienza poetica coincidesse
con l'insopportabile percezione di non comprendere
quanto senti?


si domanda in
Telemaco e i sensi, e questo dubbio sembra aleggiare su tutto ciò che ha vissuto. Ma sembra anche pesare sul suo desiderio di scrivere, tanto da indurlo a un certo distacco rispetto al suo essere poeta. Si veda, tra i molti esempi possibili, il seguente finale di La lezione di Telemaco:

Perciò è giusto infine prendere appunti
[...]
trasformando ciò che si è amato in qualcuno o qualcosa,
non chiedendosi se è esistito...



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Sylvie Richteroval

Lettera a un poeta

di Sylvie Richterová

Prefazione a Lettere d'amore e altre rovine di Massimo Rizzante
Caro Massimo,

aprendo per la prima volta il volume dei tuoi versi, ho provato dolore.
Avevo sotto gli occhi la prima pagina, la premessa alle tue
Lettere, in cui affermi che il dolore e la Storia non sono altro che mancanza di immaginazione. Quelle righe mi sono giunte come una sfida, come una provocazione, forse crudele. Poi ho pensato che entrare in un mondo poetico significa strappare se stessi al tempo e alla Storia e che, quando essi ci trattengono con troppa forza, come stava succedendo a me, quello strappo fa male...


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Sylvie Richteroval

Frontiere erranti della letteratura

di Gianni Celati

Recensione a Non siamo gli ultimi. La letteratura tra fine dell'opera e rigenerazione umana, di Massimo Rizzante, Effigie edizioni, Milano, 2009. In «Alias» 12 settembre 2009
Fine dell'umanesimo

Un filosofo contemporaneo, Peter Sloterdijk, si è chiesto che ne è di tutto quello che l'umanesimo ci ha lasciato in eredità (
Regole del parco umano, in Non siamo ancora stati salvati, Bompiani, 2004). Questa eredità è soprattutto quella dei libri, della lettura, dello studio, come un vaccino contro la ferocia e la barbarie. Sloterdijk considera i grandi testi greci (Omero e Platone innanzi tutto) come lettere inviate ad amici ignoti: lettere che hanno prodotto nell'occidente latino una fioritura di comunità di pensiero, unite dall'amore per i grandi testi e orientate verso l'umanizzazione dell'homo inumanus. Questi aspetti resteranno alla base della forma scritta, dal Convinvio di Dante (che è un manifesto per togliere l'uomo dal suo stato ferino) fino alle soglie della nostra epoca.


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Sylvie Richteroval

Salvarsi con le rime

di Giuseppe Montesano

Recensione a Scuola di calore, di Massimo Rizzante, Effigie edizioni, Milano, 2013. In «L'Unità» 19 agosto 2013
Fa caldo, e in un Paese abituato alla menzogna come a un cilicio, fa sempre più caldo di quanto dicano i rassicuranti telegiornali, e nel caldo sto leggendo libri di poesia chiedendomi se la poesia serva. Sfoglio, leggo, sonnecchio, sosto, mi sveglio, rileggo Scuola di calore di Massimo Rizzante, 108 pagine pubblicate da Effigie, e mi rispondo che no, la poesia non è utile, è indispensabile. Rizzante ha pubblicato raccolte di poesie e di saggi, tra cui Lettere d'amore e altre rovine e Non siamo gli ultimi, e ha tradotto Kundera e O.V. de L. Milosz antenato del più noto Czeslaw Milosz, ma con queste poesie è andato molto oltre, e ha scritto semplicemente uno dei più bei libri di questi anni di miseria dei sentimenti e della mente.


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