CONTRIBUTI
Nota
di Massimo Rizzante
Daniel Sada, nato nel 1953, è morto il 18 novembre 2011. Scrittore e poeta messicano di straordinaria ricchezza linguistica, univa una grande capacità narrativa con un inveterato senso dell'invenzione formale. È stato un entomologo della forma, della frase, della parola, ma anche, cosa rara, un prosatore divertente, comico. E tragico, naturalmente. Sada è qualcuno con cui, al pari di altri scrittori dell'America Latina della sua generazione, si dovrà fare i conti. Ricordo tra le sue opere, la raccolta di poesie El amor es cobrizo (2005), la raccolta completa dei suoi racconti Todo y la recompensa (2002) e i suoi romanzi Lampa vida (1980), Porque parece mentira la verdad nunca se sabe (1999), Una de dos (2002) e Casi nunca (2008, Premio Herralde, Quasi mai, Del Vecchio, 2013). Per coloro che cercano conferme, consiglio i passaggi che Roberto Bolaño, diventato a quanto sembra un autore di culto presso le starlettes della letteratura italiana, gli dedica nel suo Tra parentesi.
Juan Villoro (1956), nato a Città del Messico, amico di Bolaño e Sada, è romanziere, giornalista, autore di teatro, scrittore per l'infanzia, appassionato di calcio e di musica rock, saggista letterario. È stato allievo di Augusto Monterroso e Sergio Pitol. Tra le sue molte opere vorrei ricordare soprattutto i romanzi El testigo (2004, Premio Herralde) e Llamadas de Amsterdam (2007), la raccolta di saggi Efectos personales (2000) e De eso se trata (2008), la raccolta di racconti Forward Kioto (2010), il romanzo Arrecife (2012). In italiano sono state pubblicate le seguenti opere: Palma della brezza rapida (Robin 2000), I colpevoli (CLUEC 2009), Il libro selvaggio (Salani 2010), La piramide (Gran Via 2013), Chiamate da Amsterdam (Ponte alle Grazie 2013), Il filosofo dichiara (Titivillus 2014).